Nell’ultimo capitolo vi ho raccontato di quali fossero le condizioni di lavoro che Adriatic Osiguranje riservava ai dipendenti e del particolare modo in cui ha deciso di affrontare il periodo covid, fondamentalmente non affrontandolo.
Nel caso non abbiate letto l’articolo ve lo riporto di seguito :
Le provvigioni scomparse, il riposo russo, il mandato agenziale e la dama con la grappa
In questo capitolo voglio affrontare tre temi, tutti e tre connessi con il periodo storico nel quale si sono sviluppati, da Maggio a Giugno.
Iniziamo con il primo e ultimo punto, il mandato agenziale, tema cruciale durante tutta la collaborazione tra me ed Adriatic.
Abbiamo visto nei precedenti capitoli come Adriatic fosse avvezza a retribuire i propri collaboratori in nero, in questo episodio vedremo l’evoluzione di questo comportamento.
Voglio fare un salto al ”passato-futuro” per raccontarvi di una ”stranezza” in ”Stile Adriatic” e cioè la mia configurazione operativa dal Settembre 2019 al Giugno 2020, questo fondamentalmente perché ne deriva una serie di anomalie che ancora oggi sto cercando di risolvere e/o rendere chiare alle diverse autorità civili, penali e amministrative.
Come mi avete conosciuto? Gran parte degli intermediari che hanno in prima sede approcciato Adriatic sono venuti presso la Sede di Udine in via Cotonificio e hanno parlato con me e mio padre.
Vi ricordate i ruoli giusto? Io ero quello che si occupava del sistema informatico e della gestione dell’attività e mio padre si occupava della gestione dei dipendenti e della produzione.
Ma noi due chi eravamo nell’azienda?
Avevamo un titolo?
No, come abbiamo analizzato nel capitolo 7, siamo stati dei ”fantasmi” che ”non sarebbero dovuti esistere” anche se eravamo coloro che gestivano l’attività.
Grazie a diversi espedienti, come abbiamo visto, Adriatic Osiguranje era riuscita a non assegnarci alcuna carica ufficialmente.
Ovviamente ciò andava a genio ad Adriatic ma non certo a noi due, che volevamo essere tutelati e retribuiti.
Affrontiamo il tema della retribuzione.
Noi due, figure apicali, non abbiamo ricevuto retribuzione da parte di Adriatic.
Mi spiego meglio, nel periodo che intercorre tra Settembre 2019 e Giugno 2020, io (in qualità di agente) ho raccolto un portafoglio corposo di importo imponibile di più di 6 milioni di €.
Applicando l’aliquota che è stata riconosciuta in sede di mandato (20%) otteniamo più di 1,2 milioni di € di provvigioni. Questo importo non mi è mai stato riconosciuto e fa parte di quanto a me richiesto, sotto forma di risarcimento danni, ad Adriatic in sede civile.
Qui c’è la stranezza.
Io reclamo le mie provvigioni relative a quel periodo ma Adriatic, in sede civile, ha dichiarato che tali importi sono stati riconosciuti a un loro dipendente nella misura del 30%.
Un dipendente, di cui non cito il nome per questioni di privacy, che è stato convocato dalla Guardia di Finanza in sede penale dove gli è stato richiesto se avesse mai veramente percepito gli importi dichiarati da Adriatic sulle polizze.
Per fare un pò di ironia lui ha risposto: ”Magari”, ovviamente è rimasto esterrefatto dalla richiesta in quanto dalla stessa si comprendeva come la Guardia di Finanza stesse effettivamente verificando se fosse possibile quanto dichiarato da Adriatic.
La realtà è che quegli importi sono, ad oggi, in un limbo.
Risultano dichiarati come provvigioni pagate sulle polizze ma nella realtà non esistono, probabilmente pero’ sono stati imputati a costo nel bilancio del 2019 e del 2020, abbassando quindi l’imponibile residuo complessivo soggetto a tassazione.
Folle vero?
Folle che una compagnia possa indicare un suo dipendente come intermediario e assegnargli provvigioni senza che questo abbia i titoli per poterle percepire.
La realtà è che quelle polizze afferiscono a un portafoglio che io ho raccolto e sul quale io ho diritto di ricevere le provvigioni.
Adriatic Osiguranje (o forse solo il loro legale?) ha pensato che per difendersi dalla mia giusta richiesta fosse possibile imputare le provvigioni oggetto di contestazione a una terza persona che non le ha mai ricevute.
Follia pura.
Credo che tutto questo dipenda sopratutto dal fatto che in Croazia, per il gruppo Agram, viga il principio tanto amato dal nostro Marchese del Grillo:
“Io sono io e voi non siete un cazzo”
Marchese Onofrio Del Grillo
Dopo aver fatto questo salto nel futuro, rispetto al periodo storico del capitolo, torniamo a Maggio 2020.
Dopo un mese di silenzio totale da parte del direttivo di Adriatic, io e mio papa’ veniamo convocati a Trieste dal “capo supremo” Dubravko Grigic per affrontare il tema mandato agenziale.
A quella riunione mi viene proposto di fare “l’agente prestanome” per le agenzie AGRAM UDINE s.r.l. e AGRAM TRIESTE s.r.l.. Io, ovviamente, ho subito negato, dicendo che non avrei assolutamente accettato la carica in quelle condizioni. O mi veniva concesso l’accesso completo ai conti correnti e all’attività’ amministrativa oppure non avrei mai accettato, sopratutto perché l’amministratore delle due agenzie era Zlatko Radolovic!
Il rappresentante generale per l’Italia era anche l’amministratore delle due agenzie che distribuivano i prodotti della compagnia.
Dulcis in fundo, le quote della società’ erano detenute dalla EuroAgram Tis d.o.o., la società’ veicolo dove io ero stato trasferito come dipendente l’anno prima.
Quindi in pratica tutto in casa. Ci vedo solo incompatibilità e un leggero conflitto di interessi?
L’amministratore della sede secondaria, quello che decideva le politiche aziendali di Adriatic, era anche l’amministratore dell’agenzia che distribuiva i prodotti di Adriatic, le cui quote erano di proprietà’ di una società’ croata del gruppo.
Finita la riunione alla fine io e mio padre riuscimmo ad ottenere il mandato agenziale su di me come persona fisica e non come responsabile di Agram.
In quella sede Dubravko Grigic mi spiego’ che il mese di silenzio era stato pianificato, che era una teoria chiamata “Ruski Odmor” (“riposo russo”) e che cio’ era necessario per “farmi calmare”.
Ovviamente non ho commentato, ho solo pensato a quanto fosse “arretrato” quel pensiero.
Ora, prima di lasciarvi , vi voglio raccontare di quanto avvenuto a Udine mentre noi eravamo a Trieste.
Nessuno se lo aspettava ma a Udine arrivo’ la moglie del “capo supremo” Dubravko Grigic il cui nome e’ Mladenka Grigic. Dovete sapere che Zlatko Radolovic la chiamava “la Dama”.
Quando arrivo’ a Udine si aspetto che tutti la accogliessero come una regina e parzialmente cosi’ fu fino a quando non fece una particolare richiesta, pretendendo che venisse evasa immediatamente.
Chiese la grappa alla pera, alle 11.00 di mattina circa. La grappa…
Un nostro dipendente si dedico alla ricerca andando immediatamente al supermercato davanti all’ufficio reperendo una bottiglia di grappa alla pera Williams.
Venne versato alla “Dama” un bicchierino di grappa alla pera e lei la bevve tutta d’un fiato… alle 11.00 di mattina.
Finita la grappa fece un giro “ispettivo” in ufficio e dopo riparti alla volta di Trieste.
Il critico assicurativo,
Sean Filipin.